Enzo Forese
I paesaggi dipinti da Enzo Forese delineano sono squarci lirici, fulminee apparizioni epigrammatiche di metafisici “hortus conclusus”, miniature calligrafiche circondate da un'aura mite e quieta, scorci paradisiaci di ineludibile serenità interiore che dominava in una lontana arcadia classica, densi di motivi simbolici legati al mito e di rimandi filosofici, tratti dalla sua formazione in ambito letterario classico (si è laureato in Filosofia) come il vaso di fiori, simbolo della caducità dell'esistenza.
Nei vasi e nei frutti si racchiudono scorci di paesaggi, dalle finestre si scorgono alberi dai fiori circolari rosati o rossi, dalle foglie arancioni, cespugli multiformi, in un universo introspettivo dominato da paesaggi disabitati ed eterne primavere, catene montuose che svettano appuntite verso cieli limpidi e luminosi, dove scorrono nuvole tondeggianti. Su tavoli rappresentati in prospettiva si stagliano nature morte, definite con campiture cromatiche piatte, con colori lividi e intensi, dal verde fluorescente, al giallo solare al rosso fiammante al viola carico al verde intenso che inneggiano, racchiusi in un ristretto spazio bidimensionale, in prospettive piatte di stanze anguste, al sentimento giocondo e festoso della vita, ma sempre velati dal nostalgico sentimento della vanitas vanitatis, del tempo che scorre inesauribilmente. I paesaggi rappresentati dall'artista sono luoghi senza tempo, caratterizzati da prospettive e trame geometriche dall'andamento impreciso. Nelle sue opere, la rappresentazione non segue nessun canone prospettico, nessuna legge ottico-percettiva e domina un senso di instabilità: gli spazi si contraggono e si dischiudono, così come la vita si svolge e si dissolve nel tempo. I suoi scorci ricordano quelli descritti nell'Antologia Palatina, scoperta dall'artista in gioventù, una nota raccolta di componimenti poetici che vanno dalla lirica arcaica ai poeti cristiani, dove frequente è il tema del tempus fugit, della bellezza e del vigore fisico che si dissolvono come il fumo, sostanza evanescente, in grado di consumarsi lasciando solo il contenitore vuoto, simulacro di un piacere ormai estinto, i pacchetti di sigarette e le custodie, spesso fatti rinascere come “santuari effimeri”, con la tecnica del collage e dell'assemblage.
Come da quel ciclo di opere del 2008 spuntano seducenti pin-up in plastica, che invogliano a cogliere le gioie dell'eros, nei suoi collage alla Hamilton, compaiono, come visioni arcadiche, i suoi dipinti, mostrati da modelle discinte dalle forme sinuose alla Betty Boop e immersi nell'affastellarsi di ritagli di illustrazioni pubblicitarie, interrompendo il frastuono del linguaggio consumistico. Talvolta bagnanti languide, con reminiscenze che vanno da Cézanne a Carrà, da Picasso ad Arturo Martini, da Salvo a De Maria, si stagliano su fondali attraversati da linee dinamiche da aeropittura futurista e composizioni di immagini tratte dagli arazzi di Boetti. L’artista ha esposto per la prima volta nel 1983 alla Galleria di Ada Zunino a Milano. Sin dalla sua fondazione negli anni ’90, Forese fa parte del gruppo di Portofranco, creato da Franco Toselli, insieme a Mimmo Iacopino e Riccardo Gusmaroli, con i quali ha esposto negli anni ’90-2000, ed è uno dei soci fondatori del gruppo italo-austriaco Osmosi. Ha esposto, negli anni '80, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, oltre che, negli anni '90, in Austria, alla Alten Fabrik di Thalgau, al Forum Stadpark di Graz, a a Salisburgo, per arrivare, negli anni 2000, a Parigi, a Barcellona, al Palazzo della Permamente e al Palazzo delle Stelline di Milano, al Baluardo San Paolino di Lucca e al Centro per l'Arte Contemporeanea del Castello di Rivara (To). È presente alle principali fiere di arte contemporanea a livello nazionale e internazionale, come il MiArt, Art Verona, Artissima Torino e Artforum Berlino.