Dorothy Bhawl
Visionarie. Oniriche. Satiriche. Ironiche. Provocatorie. Irritanti. Divertenti. Dissacranti. Stimolanti e destabilizzanti.
Raramente trovi tanti aggettivi ugualmente appropriati per fotografie appartenenti ad un unico autore.
Dorothy Bhawl ci riesce, capace di coniugare realtà e finzione in un gioco riuscitissimo di cui è sapiente regista, oltre che scenografo. Echi cinematografici del primo Jodorowsky, omaggi surrealistici del miglior Salvador Dalì e psichedeliche visioni del "maledetto" Allen Ginsberg sono i rimandi di una produzione che non riesce mai ad essere banale e scontata.
Fotogrammi di adrenaliniche quanto improbabili narrazioni, gli scatti di Dorothy sono il frutto di lunghe e curate sedute di sala di posa che non lasciano nulla al caso, ma che ricercano con ossessiva attenzione anche i più piccoli dettagli , destinati a comporre la messinscena finale.
Il suo "stile", il suo marchio di fabbrica è subito riconoscibile non tanto per la tecnica quanto per il contenuto espresso e, in un periodo in cui la bulimica produzione di immagini ci ha abituato a livelli di omologazione ormai preoccupanti, la sua immediata identificazione lo rendono un protagonista di assoluto rilievo nel panorama della fotografia italiana.
Le opere di Dorothy Bhawl sono l'allegorica rappresentazione di gran parte delle contraddizioni presenti nella società contemporanea. I paradossali e talvolta grotteschi connubi di oggetti e persone, che trovano nel loro incontro l'armonia degli opposti, ne sono testimonianza soggettiva e stimolo da riflessioni.
Renato Corsini